Gli strumenti messi in campo da Bruxelles per sostenere anche trasporti e logistica – tra i settori più colpiti dalla crisi – hanno una potenza di fuoco senza eguali. Ma occorre vigilare affinché non si creino pericolose distorsioni della concorrenza.
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Pur garantendo servizi e prodotti essenziali anche durante il lockdown, logistica e trasporti sono tra i settori che, insieme al turismo, hanno subito maggiormente gli effetti della crisi. L’aiuto fornito da Bruxelles, quindi, non poteva che essere imponente ed è stato al centro della Digital Conference dedicata agli “Strumenti UE per uscire dalla crisi e rilancio dei settori della logistica e dei trasporti”.
Aiuti europei per trasporti e logistica: una potenza di fuoco senza precedenti
“Il sostegno europeo in parte è già arrivato sotto forma di sospensione del patto stabilità, deroghe agli aiuti di stato in parallelo alle misure della BCE, che complessivamente hanno mobilitato 1.710 miliardi”, ha sottolineato Carlo Corazza, responsabile del Parlamento europeo in Italia.
Aiuti cui vanno aggiunti “i fondi strutturali residui, non ancora impegnati, che possono essere utilizzati immediatamente senza cofinanziamento nazionale; tre linee di credito di cui una particolarmente importante per il settore trasporti (quella da 200 miliardi della BEI), SURE e il MES”, prosegue.
“Se andiamo a sommare la liquidità della BCE nei prossimi 2-3 anni e queste linee di credito si parla di cifre intorno ai 600 miliardi”. Un bazooka con una potenza di fuoco senza precedenti, il cui mirino dev’essere calibrato su priorità ben precise, soprattutto quando si parla di settori decisivi per la tenuta del sistema-Paese e del comparto industriale come i trasporti e la logistica.
Priorità che la Commissione europea sta già identificando nell’ambito di una strategia globale per una mobilità sostenibile e intelligente: tenendo conto dell’impatto della pandemia sul settore, la strategia – su cui di recente la Commissione ha avviato una consultazione pubblica, che resterà aperta fino al 23 settembre – guiderà l’industria verso una duplice transizione sostenibile e digitale, costruendo un sistema di trasporti per le generazioni future.
“L’intera politica per il settore dei trasporti sarà costruita nella programmazione 2021-27 su due grandi strategie: da un lato abbiamo il Green Deal che serve per garantire che i trasporti forniscano il loro contributo alla neutralità climatica entro il 2050, dall’altro l’Agenda digitale che richiede, per sfruttare a pieno le opportunità che vengono offerte dalla digitalizzazione e dall’automazione, che si aumenti l’efficienza del traffico attraverso l’Intelligenza artificiale”, ricorda Antonio Parenti, Capo della Rappresentanza della Commissione europea in Italia.
Italia veloce: il programma del Governo per sbloccare le grandi opere
La Digital Conference sulle infrastrutture si è svolta a poche ore dalla presentazione del programma Italia Veloce, il piano di investimenti per il rilancio dell’economia messo a punto dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che affianca il dl Semplificazioni e il Piano nazionale di riforma passati dal Consiglio dei ministri nella notte tra lunedì e martedì.
Programma che si inquadra nell’ambito del Green Deal europeo ed “ha una forte connessione con la scelta del ferro come via prioritaria”, sottolinea Salvatore Margiotta, Sottosegretario del ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture.
Gli interventi valgono 200 miliardi di euro, di cui “130 miliardi già finanziati” cui si andrebbero a sommare “63,8 miliardi derivanti dal Recovery Fund per quanto attiene la parte di contributo a fondo perduto che si può attivare”.
Del resto, ricorda Margiotta, le risorse del Recovery Fund sono attivabili “solo attraverso proposte programmatiche serie, concrete e realizzabili”. Ed è bene, aggiunge, “non avere fondi incondizionati ma averne in relazione alla capacità che si ha di programmare e pensare al futuro”.
Il quadro finanziario pluriennale, “già costruito con questi obiettivi, trova una spinta ulteriore dalle vicende che abbiamo vissuto e dal Next Generation EU. Queste risorse vanno impegnate entro fine 2022, e la realizzazione entro il 2024”.
Gli aiuti non creino distorsioni della concorrenza
Una delle azioni più importanti intraprese dall’Europa in questi mesi è senz’altro l’allentamento delle norme relative agli aiuti di stato, che permettono di agire più rapidamente in determinati settori per non soccombere alla crisi economica. Una misura, quella adottata con il Temporary Framework, che se non gestita con attenzione rischia di rivelarsi un boomerang.
Preoccupazione espressa da Francesco Sciaudone, Managing partner di Grimaldi Studio Legale: “Dopo aver lottato per anni per un mercato europeo fortemente integrato i rischi di ritornare su mercati nazionali nei quali, l’impatto delle risorse nazionali ed europee, se non adeguatamente utilizzate, potrebbe creare distorsioni al gioco della concorrenza”.
Un tema su cui le autorità europee, nazionali e operatori devono prestare grande attenzione e per cui occorre una scelta strategica: “Se da una parte occorre sostenere il consolidamento dei mercati, allo stesso tempo occorre evitare che gli aiuti di stato possano servire per risollevare aziende ormai in crisi che finirebbero per drogare le dinamiche concorrenziali”.
Punto su cui concorda l’AD di Ferrovie Gianfranco Battisti, che porta l’esempio della Germania: “Lo stato tedesco a DB garantisce 8 miliardi di contributi per garantire stabilità finanziaria. Dal punto di vista competitivo si crea uno squilibrio che ci pone in un gap molto forte”, che rischia di penalizzarci in maniera drammatica.
Tutela dagli investimenti esteri e sostegno alle infrastrutture nel bilancio UE
Nelle tesi più estreme si avrà “un differenziale di circa 10 punti tra il calo del Pil per paesi come Francia, Italia e Spagna, rispetto al calo del Pil che colpirà la Cina”, premette nel suo intervento l’eurodeputato leghista Marco Campomenosi. Occorre quindi uno “screening e una verifica degli investimenti che verranno fatti in UE da parte di Paesi che avranno potenzialità importanti”.
Punto su cui pone attenzione anche l’europarlamentare Fdi Carlo Fidanza: “Finalmente da parte dell’Unione europea c’è attenzione su questi temi. Difendere la proprietà delle infrastrutture logistiche e strategiche dobbiamo porre la massima attenzione”.
Parallelamente, sottolinea l’eurodeputato PD Brando Benifei, il Parlamento europeo sta lavorando per “potenziare il programma InvestEU inserendo una nuova finestra d’investimento per le infrastrutture di trasporto e turismo sostenibili, e la digitalizzazione dei trasporti e della logistica”.
Superare i vecchi problemi europei
Più Europa e maggiore coesione è un’idea abbracciata anche da Pasquale Russo, segretario generale di Conftrasporto, che invita però a non abbassare la guardia di fronte a problemi di vecchia data, ancora non risolti. “Occorre ricordare che stiamo ancora combattendo nell’ambito del principio di libera circolazione delle merci”. Il riferimento è ovviamente al caso Brennero, “un problema importante per l’economia italiana, e un vulnus inaccettabile”.
Il ruolo chiave della logistica per il sistema-Paese
“L’Italia ha da un lato una posizione logistica interessante per il suo posizionamento nel Mediterraneo e sulle rotte di comunicazione, ma dall’altro ha una struttura geografica e montuosa che la rendono meno vantaggiosa rispetto ad altri porti europei”, sottolinea Guido Ottolenghi, Presidente del Gruppo Tecnico “Logistica, Trasporti ed Economia del Mare” di Confindustria. “E’ quindi fondamentale che l’Italia abbia grande attenzione per lo sviluppo dell’infrastrutturazione”.
Fra i temi da tenere presente, secondo Ottolenghi, “la specializzazione dei porti, l’identificazione di interporti su cui concentrare le merci per poter realizzare flussi regolari verso gli altri paesi”.
Infine, un tema su cui invita a porre grande attenzione è “il potenziamento del traffico su ferro, che darebbe grande vantaggi al sistema logistico italiano”.
Malgrado abbia dimostrato nel pieno dell’emergenza coronavirus di essere un settore determinante per la tenuta del Paese, la logistica non ha ottenuto le attenzioni che merita nelle misure adottate a livello nazionale per combattere la crisi.
E’ quanto sostiene Marcello Di Caterina, vicepresidente di ALIS: “Se la logistica si fosse fermata sarebbe arrivato un segnale molto più forte per ottenere misure che andavano nella direzione del sostegno reale”.
Quello portuale è uno dei settori che più ha subito ripercussioni dalla crisi coronavirus, sottolinea Francesco Di Majo, Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale (porti di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta): “Il sistema soffre da diverso tempo di un deficit di competitività, c’è un gap infrastrutturale e non solo di cui soffrono i porti italiani. Ma c’è l’occasione di superare questo gap attraverso gli strumenti europei che esistono da tempo, come il Connecting Europe Facility (CEF) e quelli del nuovo quadro finanziario pluriennale. Ci troviamo in un momento storico però felice sotto il profilo della pianificazione perché l’emergenza sanitaria si colloca all’inizio delle programmazioni finanziarie UE, nazionali e regionali.